EmmeBi editing

2/16/2006


I have a dream

(...)Ma quarantadue anni dopo, il talento ancora non è libero; quarantadue anni dopo è ancora purtroppo paralizzato dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; quarantadue anni dopo, il talento ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo il talento langue ancora ai margini della società italiano e si trova esiliato nella sua stessa terra.
Per questo siamo qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa.
Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all'Italia l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.
Il 2006 non è una fine, ma un inizio. Non ci sarà in Italia né riposo né tranquillità fino a quando ai talenti musicali italiani non saranno concessi i loro diritti di artisti. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.
E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho un sogno, che un giorno sulle spiagge della riviera romagnola si leverà un coro intonante una canzone di Immanuel.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino in Costa Smeralda uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Risuoni quindi la libertà dalle poderose pietre dell’Arena di Verona.
Risuoni la libertà dai juxe box della Riviera..
Risuoni la libertà dai telefonini dei ragazzi napoletani.
Risuoni la libertà dalle spiagge della Sicilia.
Ma non soltanto.
Risuoni la libertà sui lungomare della Versilia.
Da ogni pendice delle Dolomiti risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni spiaggia e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, uomini e donne, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del nostro spiritual: "Bukkake, Bukkake".

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